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copiare o lasciarsi ispirare

Copiare o lasciarsi ispirare?

Sono una persona che copia.
Una dichiarazione forte, lo so. Non ho mai avuto la pretesa di creare qualcosa di nuovo, perché ho la consapevolezza di avere una mente influenzabile. 

Copiare mi lascia immedesimare nel modo in cui gli altri vedono il mondo, e mi sento arricchita. Le frasi-paraocchi del tipo “ho sempre fatto così”, si sono estinte dal mio lessico in modo piuttosto naturale.

Copiare, cioè seguire pedissequamente i passi che compongono il lavoro di un’altra persona, mi è sempre servito per sviluppare le capacità tecniche e fare esercizi. Quella pratica che mi serve per tenere allenato lo spirito d’osservazione.
Un’osservazione critica, che mi sblocca dalla sindrome da pagina bianca -ahimé-. 

Da questo nasce l’ispirazione.

Sì, perché mentre sono impegnata nel copiare uno stile letterario di scrittura o la tecnica e i soggetti di un disegno, il mio processo creativo entra in scena e semina elementi che fanno parte della mia personalità. Il mio stile diventa parte integrante del progetto che sto sviluppando.

Conoscere in modo quasi accademico quello che è stato fatto prima di noi per lasciarsi ispirare dai contesti che viviamo, che confluiscono e si amalgamano sino a creare la cifra stilistica di ognuno di noi.

Lo faceva anche Michelangelo, quando appena quindicenne, nei giardini di San Marco copiava i busti ispirati all’arte dell’antica Grecia. Copiando con spirito d’osservazione critica, si stava formando per poi diventare parte della storia del Rinascimento italiano. 

Quindi, correggo il titolo: Copiare E lasciarsi ispirare.

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